Circa un anno fa raccontavamo proprio qui di come il riscaldamento globale stia portando non solo problemi climatici e ambientali ma anche economici, danneggiando sempre di più le popolazioni del sud del mondo (e il recente articolo di Marinella Correggia sulla crisi del cotone ne è un altro esempio). Secondo uno studio recente della CNN saranno proprio Asia e Africa a soffrire maggiormente per le conseguenze del cambiamento climatico. Un articolo interessante del Post riprende quello studio e allarga l’analisi.
Gli effetti del riscaldamento globale sul clima e le condizioni di vita in determinate parti del pianeta potrebbero avere effetti devastanti al punto da scatenare flussi migratori di persone di portata enorme, persino rispetto a quelli già attualmente in corso, e cogliere il mondo occidentale completamente impreparato. Questo dice uno studio della Maplecroft, società britannica esperta di gestione del rischio e analisi degli scenari socioeconomici mondiali. Alle stesse conclusioni era arrivato qualche tempo fa un altro rapporto, diffuso dalla organizzazione non governativa Christian Aid, secondo cui un miliardo di persone potrebbe migrare verso i paesi dal clima più temperato da qui al 2050.
Secondo gli studi, ripresi oggi dalla CNN, nei prossimi trent’anni i paesi in via di sviluppo in Asia e in Africa correranno i maggiori rischi proprio a causa del riscaldamento globale e delle sue conseguenze. Sappiamo già quanto in questi paesi le catastrofi naturali hanno guadagnato frequenza, negli ultimi tempi, causando ogni volta disastri peggiori: si pensi alle frane in Bangladesh o agli alluvioni in Pakistan, per esempio.
Secondo le Nazioni Unite, in questo momento i migranti internazionali sono 200 milioni, una cifra senza precedenti. Per il momento, però, i movimenti più significativi avvengono ancora tra paesi limitrofi, e non verso l’Occidente. Si pensi per esempio a quanto accade in Pakistan, dove negli ultimi anni sono arrivati un milione e settecento mila afghani. Oppure al fatto che, contrariamente a quanto spesso si dà per scontato in Occidente, tre quarti dei rifugiati dell’Asia e dell’Africa rimane in Asia e Africa, cambiando solo nazione.
Lo scenario potrebbe cambiare rapidamente, però. Il peggioramento delle condizioni climatiche e atmosferiche, con le relative conseguenze nella qualità della vita delle persone, potrebbe costringere molte di loro a cambiare continente e non solo nazione. Il riscaldamento globale rappresenterebbe una motivazione più incisiva ed efficace della povertà, motore delle migrazioni del secolo scorso, perché colpirebbe l’intera popolazione: anche i più istruiti e inseriti, gli appartenenti ai ceti sociali che fino a questo momento non avevano sentito l’esigenza di migrare altrove. Khalid Koser, del Centro per la sicurezza di Ginevra, ha detto a CNN che “se i bengalesi vedranno crescere ancora il livello dell’acqua sul golfo del Bengala, col rischio di essere inondati una volta l’anno, decidessero di trasferirsi in massa in Gran Bretagna, troverebbero un modo per farlo”.
E questo riaprirebbe comprensibilmente la questione delle leggi sull’immigrazione, oltre a portare seriamente il riscaldamento globale dei primi posti dell’agenda politica internazionale. Fino a questo momento lo scenario è molto frammentato. Con ogni probabilità la Commissione europea non riuscirà a mantenere l’impegno di dotarsi di una politica comune sull’immigrazione entro il 2012, e quindi si andrà ancora in ordine sparso: l’Italia con i suoi accordi bilaterali con la Libia, la Francia con le sue espulsioni indiscriminate dei rom, la Grecia con i respingimenti verso la Turchia, la Spagna alternando pugno di ferro alla frontiera col Marocco e sanatorie dentro i suoi confini.
Indice di vulnerabilità
I paesi più minacciati dal riscaldamento globale
1. Bangladesh
2. India
3. Madagascar
4. Nepal
5. Mozambico
6. Filippine
7. Haiti
8. Afghanistan
9. Zimbabwe
10. Birmania