Sono passati tre anni e qualche mese dallo tsunami. All’uomo non sono stati sufficienti questi 1300 (all’incirca) giorni per ricostruire ciò che la natura ha distrutto nel giro di poche ore. Tra la fine del 2007 e l’inizio di quest’anno sono stati presentati i report sui risultati degli aiuti umanitari (sotto forma di donazioni o azioni in loco). Faccio una piccola ricerca. Dai resoconti on line dei progetti di ong, enti locali, protezione civile (un piano dei fondi li trovate in questo schema da un progetto del VIS vis_maremoto-relazione_ita.pdf, e un consuntivo della protezione civile sul lavoro dell’Italia ansa1.pdf) pare che in molti casi i fondi siano andati “a buon fine”: scuole ricostruite, case sistemate o acquistate, fonti idriche ripristinate. Però tantissimo resta ancora da fare, nonostante la maggioranza dei progetti di emergenza si sia chiusa. Asianews infatti riporta la denuncia del World Forum of Fisher People, che si è svolto nel dicembre 2007 a Kochchikade, nord di Colombo. Alcuni delegati della comunità di pescatori da tutto il mondo dopo la visita alle zone devastate hanno ricordato che sulle coste dello Sri Lanka ancora moltissimi, sopratutto pescatori, sopravissuti allo tsunami vivono in tende nei campi per sfollati. Le associazioni locali dei produttori di commercio equo, quelli ovviamente non direttamente colpiti, fecero molto già nell’emergenza, organizzandosi e mandando subito ogni genere di aiuti. Il loro lavoro continua: ora, grazie a Gospel House che già allora era stato molto attivo, possiamo avere le borse di Ralla Textiles, organizzazione nata per dare impiego ai sopravissuti dallo tsunami, come suggerisce il logo con le onde che vedete qui a fianco. Il laboratorio produttivo di Ralla è in un posto bellissimo, a 4 km dall’Oceano indiano ed è formato da un centro per la formazione e un asilo interno ad uso dei dipendenti. Qui molti artigiani hanno potuto riprendere le attività e ricominciare a costruire il loro presente, in modo autonomo, non dipendente da aiuti e donazioni.