Secondo l’ONU, le donne costituiscono la metà della popolazione del mondo, producono la metà del cibo del mondo, ma ricevono solo un decimo del reddito. Le donne rappresentano approssimativamente il 70 % della popolazione povera del mondo: due adulti su tre che vivono in povertà sono donne.
Non solo povertà: le donne affrontano discriminazione e molestie, sono sfruttate in molte comunità agricole e nelle manifatture tessili. Cambiare si può: il commercio equo affronta le principali problematiche legate al lavoro delle donne nelle comunità dei paesi in via di sviluppo, dalla gestione dei figli all’ottenimento di piccoli prestiti per avviare microimprese.
I progetti di commercio equo incidono quindi non solo sull’aspetto economico della vita delle donne ma anche sulla loro emancipazione, la pianificazione familiare, la salute, la formazione e i progetti di assistenza alle madri.
Molti dei nostri partner hanno una storia al femminile: la colombiana Sapia/Piel Acida, ad esempio, è nato dall’idea di una donna, Ana Maria Pedrahita e ha coinvolto, da subito, principalmente donne dipendenti o collaboratrici esterne, come Ana Rosa Ariza, la fondatrice del laboratorio di pelletteria Manifactura Ariza. Sempre dalla Colombia viene Oxidos, fondato da due sorelle designer. Un altro esempio è Navjeet, di cui abbiamo parlato pochi giorni fa. Ultimo arrivato, ma molto interessante è il progetto UPAVIM, una organizzazione di auto-mutuo aiuto fondata da gruppi di donne del Guatemala per migliorare la qualità della vita, per sé e per le loro famiglie. Sono circa 88 le donne che vivono nella comunità emarginate di La Esperanza, El Mezquital e Villa Lobos I e II, nella zona 12 di Città del Guatemala. Sono madri e casalinghe, alcune vedove, molte abbandonate dai mariti o che devono affrontarne l’alcolismo o la violenza domestica. Molte di loro sono l’unica fonte di reddito per la famiglia. UPAVIM lavora in rete con altre organizzazioni, commercializzandone i prodotti nel circuito equo solidale. Le sfide per UPAVIM sono numerose. Le donne devono affrontare anche la violenza delle bande, analfabetismo, disoccupazione, malnutrizione, alcolismo, abusi. Nonostante questi ostacoli le donne di UPAVIM da venti anni mantengono alta la speranza nel cambiamento. Grazie alle entrate provenienti dal commercio equo hanno dato vita a programmi educativi e sanitari, avviato altre piccole imprese, come un forno, una piccola azienda che produce latte di soia e un internet center. UPAVIM distribuisce inoltre i prodotti di alcuni gruppi nelle aree rurali del Guatemala e acquista direttamente da loro tessuti tradizionali, eliminando gli intermediari e creando una filiera produttiva trasparente e solidale.