Bengala Occidentale, India. In lontananza, due persone camminano lungo la frontiera, una vestita di bianco, l’altro di arancione. La prima scende a ruzzoloni il pendio e tende la mano per aiutare l’altra. Insieme sguazzano in un canale stretto, l’acqua fino alla vita, in mezzo a giacinti d’acqua color viola. A cinquecento metri sulla sinistra si erge un troncone del famoso recinto. Ma qui non c’è niente, a parte la luce crepuscolare in cui tutto si dissolve. Le due piccolissime figure si arrampicano sulla scarpata lungo un sentiero battuto. Ecco fatto: hanno valicato la frontiera prima di perdersi nelle pieghe del terreno di un altro paese
Inizia così un bell’articolo tratto da un numero di Le monde Diplomatique dell’anno scorso. Il racconto è affascinante e interessante, incentrato su una frontiera attraverso cui ” passa la gente, una lingua comune, il bestiame, l’aglio, i sari, le spezie, lo sciroppo per la tosse, strumenti di cucina, oltre a quattro millenni di storia bengalese. ” Il resto dell’articolo lo potete leggere qui.