L’associazione Umbria Solidale ci invia questo contributo per integrare il dibattito nato dalla lettera aperta qui pubblicata. Si tratta di uno scritto precedente alla lettera aperta ed esplicita i ragionamenti degli organizzatori di Altrocioccolato che hanno dato origine al dibattito.
A tutte le Botteghe e Centrali Comes d’Italia, compagni di viaggio, ci rivolgiamo a voi per sollecitare un pensiero ed un dibattito su di un aspetto che ci tocca molto sul “locale”, ma di cui siamo convinti ci sia una valenza nazionale ed in un certo senso travalichi pure i confini e si attesti su di un alto livello simbolico. Siamo le Botteghe umbre che organizzano “Altrocioccolato”. Qualcuno di voi ci conosce da vicino, qualcun altro ci avrà solo sentito nominare. Per questo sono necessari 2 minuti di storia (saranno 1 in realtà) e di pazienza, ma la storia non vi annoierà.
Siamo in Umbria, Perugia città capoluogo. Perugia così legata all’industria dolciaria per eccellenza che ricorda il suo nome e che alcuni anni fa’ fu acquistata da Nestlè. Perugia è anche la città sede di Eurochocolate, manifestazione imponente e furba, ideata da uno di quei miliardari locali che il contesto provinciale in cui operano rendono sacri ed inattaccabili. E con solidissime alleanze.Tutti voi sapete cosa vuol dire Nestlè nel mondo di chi opera per i diritti umani. Avevamo, ed abbiamo, amministrazioni di sinistra. Pensavamo, si saranno sbagliati, forse i nostri amministratori pubblici non sono al corrente. Ed il nostro primo passo è stato tentare il dialogo con l’amministrazione perugina che supinamente offriva tutta la città ad una manifestazione che metteva in bella mostra una delle multinazionali più condannate per violazioni sui diritti umani.Ci provò Alex Zanotelli, inviando una lettera aperta al sindaco (è ancora lo stesso) in cui chiedeva conto del perché si negasse spazio alle istanze del commercio equo e si privilegiasse l’interesse degli affari su quello dei principi.Nessuna risposta.Chiusa la porta della mediazione le botteghe umbre si rimboccarono le maniche e si rivolsero direttamente alle persone normali, organizzando una “contro-manifestazione” in cui si desse risalto a tutta la catena di sfruttamento che stava dietro agli stand luccicanti e belli, con le loro accattivanti hostess graziose e sorridenti: nasceva Equochocolate.Ma il miliardario furbo non stava a guardare. Tra la costruzione di un Hotel e l’acquisto di un supermercato trovò il tempo di andare all’ufficio del registro e depositare il marchio Equochocolate come se fosse il suo. Avete letto bene, non vi siete sbagliati. Ci arrivò una lettera in cui ci disse che d’ora in avanti quella parola l’aveva “comprata” lui e che se noi l’avessimo usata ancora ci avrebbe denunciato!!Grottesco, non vi pare?Ma la storia va avanti.Capita che in una città un po’ più piccola della città capoluogo, a Gubbio, forse per una stranissima e favorevole congiunzione astrale, incredibilmente vinca le elezioni un sindaco retto solo da Verdi e Rifondazione. Tutto il resto va all’opposizione. Gubbio è stata fino a quel momento una delle sedi “decentrate” di Eurochocolate, cosa che rispondeva alle esigenze espansionistiche del miliardario furbo.
Ma il sindaco di questa città, forse perché ancora legato a vecchie ideologie, non si lascia abbagliare dagli splendori della grande kermesse, chiama il miliardario furbo e la sua multinazionale e dice loro che non sono più graditi nel proprio territorio.Non solo, da quel momento il suo territorio offrirà asilo a chi a Perugia non ha avuto ascolto: il Commercio Equo riceve un invito a caratteri d’oro e nasce Altrocioccolato.Le Botteghe prendono vigore, investono tutte le energie (100 volontari) e molti soldi (circa 60 mila euro) per fare di Altrocioccolato una alternativa seria e non solo simbolica alla manifestazione perugina. I numeri dicono che ci riescono: tutto il commercio equo è a Gubbio, 50.000 presenze e tre giorni di festa vera.Da quel momento il miliardario furbo comincia un lavoro di lusinga che denota un cambio di passo.
Non più la lettera di diffida, ma argomentazioni tipo “…ma su, facciamo pace, in fondo siamo simili, amiamo tutti molto il cioccolato, sono anche io di sinistra, possiamo fare un pezzo di strada insieme, perché non venite con me…?”. Le botteghe umbre, avendo respirato tecniche di lotta nonviolenta, accantonano il recente torto subito, rinunciano ai personalismi, ma non dimenticano l’obiettivo. E dicono al miliardario furbo: “…non abbiamo pregiudiziali nei tuoi confronti. Se è così vero che sei così vicino ai nostri temi non avrai difficoltà a chiedere a Nestlè di sedersi ad un tavolo comune e discutere pubblicamente di tutto ciò che la riguarda..” Rimane un po’ perplesso ed imbarazzato ma non dice subito di no. Sapete quando dicono di no? Quando leggono il nome dei nostri relatori: Miriam Giovanzana, allora direttrice di Altraeconomia e Adriano Cattaneo, portavoce della Rete Italiana Boicottaggio Nestlè. Sapete perché dicono che non verranno? Perché i nostri sono relatori di parte!! Avremmo dovuto affrontare un contraddittorio con una delle più potenti multinazionali del pianeta e portare relatori che non fossero della nostra parte!! Il miliardario furbo, visto il fallito tentativo di inglobare le botteghe umbre che dimostrarono di non essere in vendita, (ci diceva “…se verrete con me vi darò ampia visibilità, venderete i vostri prodotti giusti ad 1 milione di visitatori….avrete anche voi la necessità di far quadrare i conti, no?” e le botteghe rispondevano decise “prima fuori Nestlè da Eurochocolate”) cominciò un’opera di pressing su tutte le principali Centrali di Comes.