In occasione della Fashion Revolution week, nata per ricordare le vittime del disastro del Rana Plaza di Dacca e per promuovere una moda etica e sostenibile, pubblichiamo, in due parti, la nostra libera traduzione di un bell’articolo del Fashion Revolution Blog (qui l’originale).
Foto di Taslima Akhter
Taslima Akhter è la fotografa e attivista che riprese in uno scatto struggente i corpi di due lavoratori tessili, un uomo e una donna, stretti in un abbraccio tra le macerie, morti durante il crollo del Rana Plaza a Dhaka, Bangladesh.
Dopo la tragedia, Taslima ha continuato a restare in contatto con i sopravvissuti e con le famiglie delle persone che erano morte. Quattro anni dopo, è tornata a incontrare alcune di queste persone per scoprire come le loro vite erano cambiate.
Rupaly lavorava alla New Wave Stile, fabbrica di abbigliamento al sesto piano del palazzo Rana Plaza. Il giorno prima del crollo cominciarono a comparire delle crepe sui muri, così tante e profonde che moltissimi operai la mattina del 24 Aprile 2013 non volevano entrare. I supervisori insistevano sul fatto che la situazione non era per nulla grave. “Dicevano che in caso di problemi li avremmo affrontati insieme” ricorda Rupaly. Il direttore della fabbrica iniziò a minacciare che non avrebbe pagato lo stipendio a chi non entrava. Così, sotto pressione, anche Rupaly ha accettato di entrare con gli altri.
Dopo un po’ che lavorava, Rupaly si accorse che il pavimento sotto i suoi piedi iniziava ad affondare. Lei ricorda di aver provato a correre, ma le pareti intorno a lei crollavano. Anche Rupaly cadde e l’unica cosa che ricorda è che non poteva muoversi e che c’erano due corpi che giacevano accanto a lei. Si rese conto che c’erano altre persone intorno, eppure non riusciva a vedere nulla. Rupaly venne estratta dalle macerie solo 15 ore più tardi.
Dopo l’incidente, Rupaly non potè lavorare per più di un anno. Riuscì a mantenersi grazie all’aiuto di donazioni effettuate da privati, organizzazioni non governative e lo Stato. Ha anche avuto il sostegno emotivo del marito Farid e delle sue figlie Fahmida, di 10 anni, e Fahima di 7. È tornata a lavorare nel 2014 in un’altra fabbrica di abbigliamento che però prese fuoco poco dopo il suo arrivo. Nessuno è morto, ma c’è voluto molto coraggio per iniziare a lavorare di nuovo in una fabbrica.
Quattro anni dopo il crollo del Rana Plaza, Rupaly dice di sentirsi più forte e coraggiosa. Prima della tragedia non prestava molta attenzione alla società e alla situazione politica; si sentiva l’unica responsabile della propria situazione. Solo più tardi ha capito che i proprietari della fabbrica e i marchi di moda avevano la responsabilità delle condizioni del Rana Plaza e del suo crollo. Rupaly ora sa che i lavoratori e le donne hanno dei diritti.
Come indennizzo Rupaly ha ricevuto £ 4.000 che ha utilizzato per l’acquisto di una piccola proprietà nel suo villaggio natale dove spera di costruire una casa per la sua famiglia.