Quest’anno la collezione presenta una grossa novità.
Lo scorso luglio, proprio al momento di inviare i campioni e i cartamodelli per lavorare alla collezione estiva, il nostro storico partner bengalese Ayesha Abed Foundation tramite la loro “casa madre” Aarong, ci ha informato che avrebbe smesso di esportare di lì a pochi mesi. La cosa ci ha profondamente sorpresi e preoccupati. Così nei giorni successivi abbiamo organizzato una visita in Bangladesh con il duplice scopo di capire cosa stesse succedendo e di visitare altri produttori di abbigliamento con cui avevamo contatti. Il nostro obiettivo era di mantenere un partner del Bangladesh per Trame di Storie, perchè volevamo continuare a costruire un progetto di moda etica in un paese in cui la produzione di abbigliamento causa un immenso sfruttamento.
Cosa era successo ad Ayesha Abed Foundation – Aarong?
La rinuncia all’esportazione da parte di Aarong nasceva da alcune considerazioni e da una precisa scelta commerciale. Già da una ventina d’anni, infatti Aarong aveva iniziato ad aprire alcuni punti vendita all’interno del Bangladesh, per ampliare il mercato per i propri artigiani puntando al target della classe media urbana bengalese. In sintesi, mentre negli ultimi 15 anni le vendite interne sono decuplicate, quelle dell’export sono rimaste dello stesso valore. A ciò si aggiunge che la produzione per l’interno richiede standard diversi rispetto a quella per l’export e che la rete vendita riesce ad assorbire anche prodotti locali dei progetti rurali di BRAC-Aarong (editoria, miele, latte, yogurt, cosmetici e rimedi naturali per la salute). Per concludere, Aarong ha deciso che la priorità è investire risorse sul mercato interno, risorse che si è deciso di disinvestire dall’export.
Se da un lato fa un immenso piacere vedere come un’organizzazione nata su stimolo del movimento del commercio equo abbia intrapreso un cammino che l’ha portata a costruire un mercato autonomo e altamente apprezzato nel proprio Paese, dall’altro potrete capire la frustrazione di trovarsi “a piedi” in un momento critico del ciclo produttivo, soprattutto dopo tanti anni di lavoro e di investimento.
Dunque non rimaneva che rimboccarsi le maniche e approfondire la conoscenza con altri produttori. Due in particolare sono quelli visitati nel mese di Agosto: Artisan Hut, un’organizzazione con sede a Dhaka e laboratori di tessitura manuale nei dintorni della capitale e Thanapara – The Swallows, un’organizzazione rurale nata come comunità Emmaus e situata nel villaggio di Thanapara, sulle rive del Gange, al confine con l’India. Entrambe le organizzazioni ci sono parse interessanti, sia sotto il profilo etico che dal punto di vista della qualità (entrambe utilizzano solo stoffe tessute a mano da loro stesse).
La scelta iniziale è ricaduta su Artisan Hut per il semplice motivo che essendo molto in ritardo dovevamo lavorare allo sviluppo prodotti utilizzando stoffe che avevano a disposizione nei loro magazzini e quelle di Artisan Hut sono risultate più adatte ai modelli che avevamo già sviluppato.
Adesso potete vedere il frutto di tanto lavoro di ricerca e di sviluppo comune: la nuova collezione Primavera-estate 2018, con i bellissimi tessuti jacquard realizzati al telaio manuale proprio dagli artigiani di Artisan Hut.