Giornata densa, oggi. E’ la giornata mondiale del commercio equo, ma anche la giornata della memoria delle vittime del terrorismo, l’anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro e l’anniversario della morte di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia perchè era uscito dal silenzio. Peppino abitava a 100 passi, poche porte, pochissime finestre, dalla casa di Tano Badalamenti, capo e simbolo del sistema che lo ha ucciso.
100 passi non sono nulla, non sono neppure un confine: la mafia era ovunque, nella sua famiglia, nel suo cibo, nell’aria stessa di Cinisi. Cappa immobile e vischiosa, immutabile, originaria, pesante, come l’afa bruciante di certi pomeriggi d’agosto in terra di Sicilia. Eppure Peppino, pur essendoci immerso, rifiutò di respirare quell’aria: aprì le finestre, sulla piazza chiusa e silenziosa di Cinisi accese la voce di Radio Aut che aveva come programma la controinformazione e l’intervento politico per favorire “il processo di crescita di un movimento di opinione democratico”.
Oggi è la giornata del commercio equo: mi rileggo la biografia di Peppino, mi appunto alcuni scritti e li metto come memoria per i momenti di fatica. Voglio ricordarmi più spesso di Peppino, che è riuscito ad andare oltre un sistema tanto vicino da parere inevitabile, tanto presente da sembrare l’unico possibile, così invadente da lasciare pochissimi spazi di libertà. Certo, Peppino è morto, ma pochi giorni dopo il suo assassinio, quello stesso paese che aveva chiuso le finestre alla sua voce, lo ha eletto nel Consiglio Comunale. Gli ha restituito la voce, dandola a quelli che continuano il suo lavoro, che non rinunciano a capire e a parlare, perchè, come scrisse Aldo Capitini, uno dei padri della nonviolenza italiani, “chi tace è complice”.