Anche una piccola scatola in pietra saponaria porta con sè una grande storia, soprattutto se viene da un paese che conta più di 40 comunità tribali che parlano altrettanti dialetti riconducibili a circa 5 gruppi linguistici. Questo paese è il Kenya e la scatola è stata intagliata nella pietra saponaria da un artigiano kisii, nella regione omonima, un fertile altipiano ad una cinquantina di chilometri dal lago Vittoria. I kisii parlano una lingua Bantu e anche questo potrebbe aprire molte altre storie interessanti e non poi così lontane da noi, se pensiamo che parole come safari, ubuntu, samba, rumba, marimba, kandombè, mambo, hakuna matata, conga, bongos sono di origine bantu. Le parole, come i popoli, viaggiano e si mischiano, insieme alle storie delle persone che le portano con sè (e chi vuole ignorare questo dato di fatto si smentisce da solo quando nel tempo libero va a un corso di samba o a un safari, anche se solo fotografico). I kisii sono abilissimi intagliatori di pietra saponaria, che abbonda nelle cave della regione. Dopo l’estrazione la pietra viene tagliata in blocchi grandi come l’oggetto che si vuole ottenere, intagliata a mano con strumenti semplici secondo una tecnica antica tramandata di padre in figlio. Estrazione e scultura sono le fasi del lavoro di cui si occupano gli uomini. Le donne invece rifiniscono gli oggetti immergendoli in acqua e levigandoli con una spugnetta abrasiva, finchè diventano lucidi e perfettamente lisci. La luce si riflette morbidamente su queste superfici perfette, piacevoli da guardare e da toccare. Una volta levigati, i vasi, scatoline e statue possono essere colorate e decorate o lasciate nel bel colore bianco/rosa della pietra al naturale. I motivi decorativi possono riprendere quelli tradizionali, essere stilizzazioni di momenti di vita quotidiana, danze o miti.
Molte di queste storie sono state raccontate dalle immagini che il Colibri, la bottega di Monselice ha raccolto nella bella mostra fotografica “Storie Glocali ” nata dall’esperienza dell’ONG IPSIA in Kenya e dalla collaborazione con l’ONG kenyota Jukumu Letu (ex-Chiesa del Carmine a Monselice in via Trento Trieste, vicino alla stazione dei treni). Domenica, in conclusione del percorso segnato dalla mostra, Marcella porterà l’eperienza di altraQualità sul commercio equo in Kenya raccontando di Smolart, l’organizzazione di produttori che realizza questi oggetti in pietra saponaria.