I dettagli non sono mai dettagli. Per noi ogni elemento o fase produttiva deve essere curato e raggiungere i più alti livelli di eticità e sostenibilità, anche per cose apparente mente piccole. Pensate alle etichette dei vestiti, spesso in plastica o carta rigida. Da dove vengono questi cartellini? Chi li realizza? Come impattano? Noi ci abbiamo pensato e da diversi anni le etichette delle collezioni TRAME e da quest’anno anche per di On Earth sono realizzate riciclando scarti di cotone da una azienda davvero virtuosa la Punarbhavaa Sustainable Products, in India, nata nel 2010 con l’intento di realizzare etichette e imballaggi con materiali riciclati, non tossici e rispettosi dell’ambiente. Li abbiamo visitati a fine maggio e il riscontro è stato molto positivo. PSP, infatti si caratterizza per l’approccio e il metodo: punta all’impatto zero ambientale per il lavoro di riciclo, recupero, upcycling che fa su vari materiali, soprattutto il cotone, ma anche per le tecnologie che utilizza per la produzione energetica, la depurazione delle acque residue di lavorazione, la circolarità delle lavorazioni.
L’impianto principale si trova nella zona di Karur in un’area rurale. L’edificio è molto curato e la zona esterna piena di alberi, soprattutto palme da cocco e banani, in modo coerente e integrato con l’ambiente circostante. Qui lavorano, dalle 10 alle 19, circa 50 persone tra impiegati e operai, assunti in modo regolare, pagati a salario con assicurazione, contributi, malattia, maternità ecc. C’è anche una mensa che fornisce i tre pasti per tutti e il clima interno è molto buono, si sente che sono molto affiatati.
Carta dagli scarti: il processo di lavorazione
Nell’ impianto di Karur che abbiamo visitato viene prodotta la carta da scarti di cotone raccolti o conferiti dalle industrie della zona di Tirupur. Una cosa interessante è che è possibile richiedere scarti che provengono da cotone certificato GOTS e Fairtrade e uno dei maggiori fornitori di scarti infatti è il nostro partner Armstrong. Si tratta di scarti di lavorazione come fili, piccoli scampoli di tessuto bianchi, naturali o colorati per produrre fogli di varie tonalità che vengono poi utilizzati a seconda delle esigenze e richieste dei clienti.
Gli scarti vengono inzialmente triturati, quindi fatti macerare in acqua per ottenere la polpa. Questo materiale viene successivamente miscelato al fine di ottenere un liquido omogeneo e facilmente lavorabile dall’impianto che realizza a rullo i fogli di diverse grammature. Un primo processo di asciugatura viene fatto dalla stessa macchina che stende i fogli, ma occorre poi anche un tempo di asciugatura all’aria aperta, che ha durata variabile a seconda del clima.
I fogli asciutti vengono poi ulteriormente pressati e sottoposti a un processo di lisciatura più o meno intenso a seconda dell’uso finale dei fogli. Si possono ottenere fogli molto sottili e lisci, adatti alla scrittura ma anche cartoncino fatto di vari strati pressati, molto resistente ed adatto a produrre anche le grucce.
In un altro impianto i prodotti ottenuti dalla lavorazione (etichette, confezioni, cartellini grucce) vengono stampati con diverse tecniche, dalla serigrafica alla digitale. per la stampa su carta usano quasi esclusivamente inchiostri a base di soia, a basso impatto ambientale.
L’acqua di lavorazione residua viene filtrata e re-immessa nel ciclo di produzione oppure trattata ulteriormente per poter essere utilizzata anche in agricoltura. Tutto l’impianto, così come gli altri che ho visitato funziona con pannelli solari, senza necessità di apporto esterno di elettricità.