“Ssss fai piano, abbiamo un malato in casa”: Mafalda sussurra a Felipe mentre gli apre la porta. A letto, imbacuccato sotto le coperte, non c’è uno dei genitori, ma il suo amato mappamondo. Non poteva non venirmi in mente questa vignetta di Quino, leggendo l’introduzione di Irene Khan al rapporto 2009 di Amnesty sulla situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori del mondo che è stato appena pubblicato. Riflettendo sulla crisi finanziaria del 2008, la segretaria generale di Amnesty International scrive: ” Era il segno di dove l’attenzione e le risorse del mondo erano davvero concentrate. Governi ricchi e potenti furono immediatamente in grado di mettere insieme una somma molte volte maggiore di quella che non era stato possibile trovare per sconfiggere la povertà. Quei governi riversarono soldi in abbondanza nelle banche che stavano fallendo e nei pacchetti di stimoli per economie cui era stato permesso per anni di impazzare e che ora si erano arenate. Alla fine del 2008 era chiaro che il nostro mondo a due dimensioni, quella della privazione e quella dell’ingordigia, quella dell’impoverimento di molti per soddisfare l’avidità di pochi, era collassato in un buco profondo.” Il collasso di questo sistema si trascina dietro una coda di violenze, illegalità, limitazioni della libertà che trovano spazio proprio nei paesi più industrializzati: i dati principali del rapporto disegnano uno sconfortante disavanzo tra crescita e conomica e rispetto dei diritti umani. Basti pensare che il 78% delle esecuzioni capitali, il 47% dei crimini, il 79% delle torture e dei maltrattamenti, il 47% dei processi iniqui, il 74% delle detenzioni illegali sono avvenuti nei paesi del G20, tra i velocisti dello sviluppo, o meglio, di un certo tipo di sviluppo, quello che proprio nella crisi descritta dalla Khan, ha rivelato le sue contraddizioni più evidenti. Il rapporto di Amnesty le racconta, queste contraddizioni, le mette una dietro l’altra in un filo complesso di dati e di fatti che segna il percorso che questo nostro mondo sta facendo. Alle parole Amnesty ha aggiunto le immagini in una galleria fotografica lucida e appuntita. Tra pochi giorni ci sono le elezioni europee, il rapporto di Amnesty è da leggere anche per capire dove non vogliamo continuare ad andare.
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